Il punto di vista sociale della violenza domestica


Il problema della violenza sulle donne, visto con la testa dell’imbecillità della maggior parte delle persone del pianeta è questo: La violenza sulle donne si crea quando una donna convive con un uomo violento che ha bisogno di prenderla a pugni due o tre volte al mese.



Si tratta di un matrimonio dove la donna è perfettamente normale e l’uomo invece un violento che ha piacere nel prendere a pugni la donna per controllarla e sottometterla per farla vivere in una specie di ruolo da schiava sottomessa dove lui impera a modo di dittatore. Nulla più lontano da questa situazione.

Un guadagno
Quando una situazione crea un guadagno esiste sempre il pericolo che nessuno cerchi una soluzione. Purtroppo questa meccanica è quella che regge in tutti gli ambiti della vita sociale degli esseri umani. Una persona che si trova in difficoltà è sempre un motivo di guadagno per qualcuno e quel qualcuno vuole qualsiasi cosa tranne che la difficoltà finisca.
Una coppia felice purtroppo non fa guadagnare nessuno, ma i problemi fanno sempre guadagnare a tanti e purtroppo chi si occupa di aiutare queste persone in difficoltà, con la difficoltà ci guadagna perché qualcuno paga per il loro aiuto. Per questo motivo, dal momento che la società crea un sistema che aiuta queste donne è automatico che il sistema non può eliminare il problema, ma che lo fa durare più a lungo possibile, mantenendolo in uno stadio che crea sofferenza ma che non finisce con la morte di uno di entrambi. Purtroppo il problema del sistema che aiuta le donne vittime della violenza ha bisogno della violenza per esistere e quindi è normale che quello che propone come soluzione sia cercare di contenerla ma non eliminarla.

Un aiuto gradito
L’aiuto che le associazioni o gli assistenti forniscono alle donne aumentano l’efficacia della dinamica del problema perché invece di risolvere la violenza aggiungono alleati che collaborano nel problema (e guadagnano). Gli alleati, anche tra gli amici vengono coinvolti dentro i cicli di violenza e sofferenza perché funzionano come cassa di risonanza per i benefici che la donna crede di ottenere da questa situazione.

Come agisce la violenza
La violenza crea danni che possono arrivare alla morte di uno di entrambi i partner o comunque a danni fisici permanenti perché una donna non è un essere fatto per prendere pugni, botte o spinte. Il problema è che la violenza è un nemico che si installa dentro casa e vive insieme a noi. Come uno stratega militare dirige le nostre azioni come fossimo marionette, mantenendoci dentro una dinamica dalla quale non riusciamo ad uscire.
E’ sempre presente in ognuno dei cicli della violenza. E’ presente nell’accumulo della tensione, è presente durante la discussione, visibile durante lo scontro e durante il rimorso e la depressione. E’ parte del pentimento e del perdono, e del sesso meraviglioso che la donna riesce a provare dopo aver perdonato il suo uomo. Ogni persona di questo mondo sa benissimo quanto è meraviglioso il sesso che una coppia ha dopo che è finita una lite. L’intensità sessuale che si crea dentro un rapporto gestito dalla violenza non è un aspetto da sottovalutare.
Sono tutti i benefici che si creano attorno alla violenza quelli che giustificano i danni che si creano durante gli scontri. L’aiuto che gli amici possono offrire quando vengono coinvolti non fanno che amplificare i benefici che la situazione crea. Più persone vengono coinvolte da parte della donna e più necessaria diventa la violenza.

La donna e la paura
Si tratta di una caratteristica determinante per capire la dinamica del rapporto. Se non capiamo la base del problema non possiamo capire la strategia per disinnescare il meccanismo senza che ci esploda davanti agli occhi.
Una donna, per le sue caratteristiche fisiche e fisiologiche dentro questa società che condivide con i maschi vive sempre in uno stato di permanente paura. Il perché è semplice, la società moderna ha messo le sue funzioni in parità con i maschi e lei fisicamente non ha la stessa forza e le stesse capacità di combattere che hanno i maschi. Quindi vive nel panico.
Quando guida, quando viaggia o si scontra contro qualcuno lo fa nel terrore che l’altro la prenda a pugni e per questo motivo vive cercando motivi per sentirsi sicura.

Quanto più fragile è la donna più cattiveria cerca nell’uomo che ha di fianco. Il fatto di avere un uomo tipo pugile fa sentire tanto sicura a quella donna che sta insieme a lui, soprattutto quando quella donna non sta nello stesso posto dell’uomo.
Qualsiasi uomo che ha avuto a che fare anche come amico di una ragazza che ha un: fidanzato, ex-marito, ex-fidanzato, amante che abbia praticato uno sport di lotta; la prima cosa che fa quando comincia a frequentare chiunque è quella di dire “il mio ex fa pugilato...”

Si tratta di un comportamento automatico davanti ad un uomo di fronte al quale si sente vulnerabile. Significa “sta attento, lui potrebbe romperti la testa. E’ più forte di te”.
La frase ha un solo obiettivo, farti sentire insicuro, in pericolo perché la realtà è che è lei che si sente in pericolo quando è con te ma tu come uomo questo non puoi capirlo. Lei sì.

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